argento colloidale -corona virus - CNR

SI STA STUDIANDO L'ARGENTO COLLOIDALE COME NUOVA ARMA  CONTRO IL CORONA-VIRUS

PRESSO IL CNR

 

La probabilità che questa tecnologia possa funzionare sul coronavirus è alta, perché

 

l'argento colloidale è riconosciuto anche

 

dall'Istituto Superiore di Sanità come uno dei biocidi più efficienti. 

 

estratto dell'articolo del quotidiano LA STAMPA pubblicato l'8 aprile 2020

Siamo nell’attesa di un vaccino anti-Covid-19, che metta fine al contagio, o almeno che blocchi un possibile ritorno del virus. Ma nel frattempo vanno avanti altre attività, come quelle proposte dal dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologia dei Materiali del CNR per fronteggiare l’emergenza: attività che riguardano lo sviluppo di nanotecnologie efficaci nell’inibizione o nella disattivazione della replicazione virale. Una di queste nasce all’Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici (ISTEC-CNR): l’idea è depositare nanoparticelle di argento sui dispositivi di protezione come le mascherine, bloccando il possibile passaggio del virus.

 Si parla di argento colloidale - nanoparticelle di argento disperse in un fluido (liquido o gas) - la cui azione antivirale è nota da tempo. Devono tuttavia essere ancora effettuati i primi test anti-Covid-19: “I campioni da noi preparati sono stati inviati all'Università di Milano per essere testati - dice il direttore dell’ISTEC, Anna Tampieri -. La probabilità che questa tecnologia possa funzionare sul coronavirus è alta, perché l'argento colloidale è riconosciuto anche dall’Istituto Superiore di Sanità come uno dei biocidi più efficienti. 

 Un'alternativa più avanzata è l'introduzione diretta dell’argento colloidale nella fibra del dispositivo di protezione individuale, che avviene durante la fabbricazione della mascherina. “Per questa possibile applicazione abbiamo una collaborazione nata di recente con l’Istituto STIIMA di Biella - dice Tampieri -:  è l‘eccellenza italiana per la ricerca sulle fibre tessili. STIIMA è infatti in contatto con il comparto tessile proprio per sperimentare l'elettrofilatura di nanofibre cariche di argento sul tessuto-non tessuto delle mascherine”. Da una parte potremmo funzionalizzare e attivare tutti i dispositivi di protezione individuale, tramite la deposizione di nanoparticelle di argento o la loro introduzione al momento della fabbricazione; ma allo stesso tempo, mescolato a polimeri naturali appositamente ingegnerizzati (polimeri muco-like) che imitano il muco fisiologico, l’argento colloidale potrebbe essere usato per la realizzazione di spray nasali o per la bocca, così da creare una difesa anche locale contro il virus.

 “Ci occupiamo di rigenerazione tessutale e sperimentiamo questi polimeri per realizzare spray, in modo che il virus possa essere disattivato nelle prime vie aeree, cioè prima che arrivi al polmone”. Nel nostro organismo i recettori del virus si trovano infatti nel tratto respiratorio superiore e per mezzo di un apposito spray riusciremmo direttamente ad attaccare il virus. Grazie alla loro consistenza gelatinosa i polimeri catturerebbero il virus e l’argento nanoparticellare lo disattiverebbe, disinnescandone la replicazione o l'attacco stesso ai recettori. “Il virus ha la capacità di intercalarsi alle cellule - conclude Tampieri - e quindi, una volta disattivata quella funzione, è come se non esistesse più. Disattivare il virus significa distruggerlo”.